I dati parlano chiaro: il numero di edicole è in costante e drammatica diminuzione. Negli ultimi anni, migliaia di punti vendita hanno chiuso i battenti e migliaia chiuderanno nei prossimi. La perdita capillare di quelli che una volta erano veri e propri presidi culturali e che, per tanti decenni, hanno rappresentato il primo e, spesso, unico contatto con il mondo dell'informazione e dell'intrattenimento su carta, è un evento di portata storica che sembra non potersi più arrestare..
Come se non bastasse, l'aumento dei costi di produzione e, conseguentemente, dei prezzi, uniti alla cronica e - ormai - storica mancanza di ricambio generazionale nelle fila dei lettori, sono concause che hanno eroso alla base l’intera filiera.
Per il fumetto, la situazione è – se possibile - ancora più critica. Se le fumetterie e le librerie hanno visto una crescita altalenante, l'edicola ha perso del tutto il suo ruolo egemone.
E il lettore di fumetti? Quello che, almeno una volta al mese, faceva la sua capatina in edicola a recuperare le serie seguite e a rifonrnirsi di novità? Si è rotto le scatole da tempo. Ogni nuovo numero innesca un rituale che è diventato una vera e propria via crucis: ritardi cronici, approvvigionamenti casuali, numeri che non arrivano mai. Con l’edicolante che si trova spesso senza risposte, impossibilitato a fornire chiarimenti. Perché, anche quando ci prova a fornire un servizio che sia tale, non ha informazioni.
Per non parlare del sistema dei resi: la scarsa capacità di prevedere puntualmente la domanda genera inevitabilmente sprechi e costi ambientali ed economici che oggi non sono più ammissibili.
È francamente inaccettabile che nel 2025 non si sia ancora in grado di garantire una distribuzione efficiente. A cominciare da una maggiore diversificazione dei canali di vendita. Non sono certo il primo a sostenerlo e non sarò l'ultimo: bisogna ripensare al modo in cui si fanno arrivare le pubblicazioni ai lettori. Bonelli sta tentando la strada degli abbonamenti, ma qui ci si scontra con un altro enorme problema, che sono le Poste Italiane. Io sono stato abbonato per un paio d'anni a una testata Panini Marvel: me ne è arrivato a casa circa l'80%; una copia su due presentava spiegazzamenti e difetti vari dovuti al viaggio; puntualità non pervenuta. «Sì, ma esistono altri corrieri, più affidabili» direte voi. Vero, ma a quali costi?
Scartato l'abbonamento postale - almeno, così come è concepito oggi - e senza voler necessariamente mettere da parte le edicole, posso credere che non ci sia modo di ripensare la distribuzione in maniera più moderna ed efficace?
Il lettore sarà anche fedele e paziente quanto vogliamo, ma non può essere trattato come vittima sacrificale di un sistema distributivo al collasso. La passione non è infinita e troppe delusioni e incazzature possono portare (hanno già portato molti) alla disaffezione.
È tempo che gli editori nostrani si assumano le proprie responsabilità e affrontino, con urgenza e concretamente, un problema che mina la vitalità di un patrimonio culturale prezioso.
Perché non so se tra cinque anni continueremo a comprare fumetti in edicola o se l’idea stessa di edicola si sarà trasformata in qualcos’altro (rivendite di souvenir nelle città turistiche? È già così). Ma so che, andando avanti di questo passo, edicole o meno, la sopravvivenza del fumetto popolare italiano – se è ancora tale – sarà ineluttabilmente compromessa.
Salvo, poi, tuffarci a capofitto - una volta per tutte e definitivamente - sul digitale. Che ci piaccia oppure no, poco importerà.
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